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giovedì 7 aprile 2011

LA DIVINITA' IN TASCA






Leggo e traduco dal sito web di un famoso fotografo americanoEvan Baden di cui vi invito a vedere le foto. Tutte persone illuminate da questa nuova divinità pagana.

"Nelle culture occidentali, c'è una generazione che sta crescendo senza sapere cosa voglia dire essere disconnessi. Il mondo in cui staimo crescendo è sempre su "ON". Siamo continuamente collegati e linkati. Diamo per scontata la tecnologia. Non vogliamo essere ingrati ma non conosciamo una parola senza la tecnologia. Dalle nostre più recenti memorie, c'è sempre stato un modo per connettersi con gli altri: My space, Facebook, telefonini, instant messaging. E ora con Internet, le chat, le email nella nostra tasca, nel nostro telefonino, possiamo sempre sentirci come se facessimo parte di un tutto.
...Questi strumenti ci danno grande libertà e ci incatenano alle persone con cui siamo connessi. Gli altri sono diventati parte di quello che siamo e di come ci identifichiamo. Abbiamo accesso ad una conoscenza e ad una comunicazione inimmaginabile fino a una generazione fa. Sempre di più siamo rinchiusi in una silenziosa, soffice, splendente luce blu. E' come se in tasca avessimo una...divinità."

http://www.evanbaden.com/

2 commenti:

  1. Ma in tasca non ci ritroviamo anche un guinzaglio elettronico? A volte mi sento un po' imprigionata da questa tecnologia... certamente sarà perché non sono "nativa" :-)
    Da adolescente avrei rifiutato con orrore uno strumento che permettesse ai genitori di rintracciarmi in ogni momento! Ora i figli fanno leva sulle paure di mamme e papà per richiedere il sospirato telefonino sin dalle elementari...

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  2. Pensa che quando io ero fuori sede all'università non volevo neanche farmi mettere il telefono fisso per non essere rintracciabile dai miei genitori, figuriamoci oggi con la realtà aumentata e le persone che ti taggano sulle location dicendo dove stai e con chi! Da madre non mi pongo più il problema. Sono dall'altra parte della barricata :-)

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