Nuove frontiere si aprono su facebook. Non solo comunicazione ed intrattenimento ma arte e cultura. Su Book Page gli admin del sito hanno lanciato una sfida: "scriviamo un libro insieme". Hanno risposto positivamente 70 autori e l'esperimento è diventato un romanzo: "le connessioni invisibili", composto da 18 capitoli. Ecco l'inizio:
Quasi si nasconde. Ma è ancora troppo presto per lasciarsi alle spalle un piccolo frammento di realtà.
L'ultimo raggio di sole tocca una finestra lontana. Troppo vicina per rimanere nell'ombra. Dietro la finestra si intravede una figura, opaca, indefinita, non abbastanza per capire che quell'ombra ha lineamenti umani. L'ultimo raggio di sole tocca la finestra e corre lontano, tagliando quella figura, immobile.
Luce spenta. Al suo fianco la finestra è aperta, le tende colorate si fanno carezzare dal vento, il sole entra timidamente nella stanza quasi a non voler disturbare quell'ambiente che continuerà a splendere anche in sua assenza. Dentro la stanza non c'è nessuno. Soltanto un minuto e il sole si dilegua portando con se l'immagine di un giorno che soltanto lui potrà raccontare come realmente è stato. (Roberto Secci)
Il sole allo zenith nasconde l'ombra. Ma è un istante, un quanto inesprimibile di tempo troppo breve per essere compreso. E' l'inizio di una sfida alle leggi della gravità, come se le parole prendessero il volo. (Eleonora Galbiati)
Devo dirvi la verità. L'ho trovato un pò pesantuccio e non sono riuscita ad andare troppo avanti. L'idea è bella ma secondo me se un'autore si gioca tutto in 4 righe vuole soprattutto fare bella figura usando belle immagini e belle parole. Un libro, secondo me, invece è una grande storia. E come dice Mckee, una storia è la prova vivente di un'idea, la conversione di un'idea in azione. Una storia è una specie di filosofia vivente che gli spettatori afferrano nel suo insieme, in un istante, senza un pensiero conscio: una percezione sposata alla loro esperienza esistenziale.
Il gruppo di persone che hanno scritto il libro su Facebook hanno in comune di certo in comune una cosa: vorrebbero diventare scrittori. Ma non hanno condiviso un progetto esperenziale o esistenziale. Non avevano discusso di cosa volessero dire e come (almeno credo, se mi sbaglio, ditemelo). Hanno messo insieme frammenti narrativi di senso compiuto collegandoli logicamente, temporalmente ed esteticamente tra di loro.
Continuo a credere che quella di Roberto Secci ed Eleonora Galbiati sia stata una bella idea. Però io proverei altro. Metterei insieme un gruppo di persone, ce ne sono così tanti su Facebook!, che condividono un'idea e magari un ideale. Lancerei un brain storming aperto a tutti per raccogliere l'inimmaginabile e dopo chiuderei la porta agli estranei e insieme al mio gruppettino fisserei delle linee guida, stabilirei le linee narrative, descriverei in profondità i singoli personaggi con le loro ansie e contraddizioni, i colpi di scena, la chiusura, persino la lunghezza dei capitoli! Secondo me i vincoli ci vogliono, sono utili, danno la direzione, stimolano la creatività. Anzi io, siccome lavoro in tv, scriverei in questo modo una fiction televisiva nuova, fresca, originale e giovane. E la domanda che più farei, ogni volta che si dovesse decidere come fare evolvere il personaggio, sarebbe: "tu cosa faresti al posto suo?". In questo modo sarebbe ridimensionata la componente narcisistica dell'autore che ogni volta invece dovrebbe guardarsi dentro, anche dove c'è il buio, e tirare fuori quello che secondo lui è bello condividere con gli altri.
Che ne pensate?
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