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giovedì 21 ottobre 2010

VIDEOGAME come collante generazionale (senza abusi, certo...)

Il Ministro dell'Istruzione Gelmini pensa ai videogiochi come uno strumento didattico per le scuole e le università. Approfittando della seconda edizione del Games Forum (oggi a Roma, NdR) l’Aesvi, l’associazione degli editori italiani di videogame ne ha approfittato per divulgare qualche dato e coinvolgere le istituzioni nel dibattito sull'intrattenimento interattivo.

Come si legge nel rapporto ISPO ormai la diffusione dei videogiochi nei nuclei familiari con figli tra i 6 e i 17 anni è capillare. "Il 70% utilizza regolarmente i videogiochi, un numero pari a circa 700 mila famiglie, dove il 20% di queste arriva a considerare i videogame un vero collante generazionale tra mamma e papà e i ragazzi, con momenti regolari di gioco assieme su console o su pc", sottolinea il Corriere della Sera al riguardo. Il dato percentuale raddoppia in presenza di genitori con età compresa tra 25 e 34 – probabilmente ex videogiocatori.

"I videogiochi sembrano capaci di tradurre i riti dell’infanzia in un linguaggio più adulto", ha spiegato il professor Renato Mannheimer, responsabile della ricerca. Tanto più che l'81% dei giocatori lo riconosce un momento formativo soprattutto per migliore le capacità di utilizzo dei dispositivi tecnologici.
"I videogiochi oggi rappresentano un'opportunità per introdurre nella scuola linguaggi digitali e nuove strategie di apprendimento", ha commentato al Corriere il ministro Gelmini."Dalla ricerca infatti emerge chiaramente come i genitori attribuiscano ai giochi elettronici un valore dal punto di vista cognitivo. La nuova generazione di videogiochi didattici offre molte opportunità e non è un caso che siano ormai utilizzati anche all’interno di percorsi universitari".

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