Il libro si può ordinare in una libreria Feltrinelli o sul sito www.lafeltrinelli.it/



martedì 29 marzo 2011

INTERNET E LA PRIVACY

Il bullo online molesta gli altri usando le nuove tecnologie e i social network.
Il bullo online pubblica su youtube contenuti scorretti.
Il bullo online è un cretino.
Facebook suggerisce alcune misure per prevenire questi comportamenti  (accettare solo richieste di amicizie sicure, non fidarsi di profili falsi, usare la funzione "blocca" per mettere fine a comportamenti offensivi, segnalarli a Facebook, usare impostazioni sulla privacy più restrittive) ma noi genitori che facciamo? La maggior parte di noi si preoccupa del numero di ore passate su Facebook ma quasi nessuno della qualità. I nostri figli chattano con sconosciuti, pubblicano contenuti sconci, fanno parte di gruppi demenziali? E soprattutto: conoscono le regole sulla privacy? Hanno un codice etico per la pubblicazione e la condivisione di contenuti? La famiglia e la scuola (se non è educazione civica questa!) dovrebbero intervenire per educare il buon cittadino digitale sin da piccolo.
Per esempio in una scuola media, dove tutti sanno maneggiare una telecamera e qualcuno un programma rudimentale di montaggio, si potrebbe lanciare un concorso: un piccolo cortometraggio per insegnare a non postare video che coinvolgano persone non consenzienti. Una cosa del genere: http://www.youtube.com/results?search_query=KJEnVzMXK1E&aq=f
Chi vince può decidere per tutto un mese che giorno essere interrogato in matematica o in storia.

mercoledì 23 marzo 2011

IMPARIAMO A WIKIFARE NAPOLEONE


Genitori, se vogliamo guidare i nostri figli verso percorsi alternativi e intelligenti nel magico mondo della Rete non tralasciamo Wikiversity. Wikiversity è un progetto mondiale di condivisione di contenuti legati all'apprendimento, dalla pre-scuola all'università. Il sito è rivolto a studenti, docenti e ricercatori. Lo slogan è Set learning free. La versione italiana è ancora in via di costruzione ed è proprio questo il bello! Un ragazzo o una classe, coordinata dal prof, può facilmente postare un ipertesto. Mettiamo che a scuola si stia studiando Napoleone. Clicchi Napoleone su Wikiversity e ti escono 4 righe "ancora da wikifare"..??? Cosa vuol dire? Che il testo deve avere un titolo convenzionale, contenere informazioni corrette, deve avere una frase di apertura riassuntiva e grammaticalmente corretta, non deve contenere concetti non neutrali, non deve essere troppo breve, deve avere i wikilink sui quali già esiste una voce in wikipedia, deve contenere immagini significative corredate da didascalie e terminare permettendo al lettore eventuali approfondimenti alle voci correlate e ai collegamenti esterni.
Una volta Napoleone era quello che diceva la professoressa, che a sua volta era quello che diceva il libro. Adesso il gruppo può giocare a trovare altri contenuti grafici e video, può imparare a scrivere un testo secondo codici internazionali, può avere una gratificazione immediata del lavoro svolto vedendolo pubblicato su wikiversity. E soprattutto si impara anche a non chiudere. Gli obbligatori collegamenti finali sono un monito: se c'è la passione, non si finisce mai di imparare.
Io scommetto che così Napoleone non se lo dimenticano. Voi?

giovedì 17 marzo 2011

COS'E' LA PARTNERING EDUCATION?


La partnering education è quando i professori vedono i loro allievi come partner nel processo di apprendimento, con capacità diverse ed uguali.
Il primo step nel partnering è chiedere, domandare, porre interrogativi (socratici) e fare in modo che gli alunni cerchino le risposte, le organizzino in una veloce presentazione e ne discutano in gruppo. Questa è la base, poi ci sono altre strategie. Includere virtualmente nel gruppo di studio  studenti che sono fisicamente in altre classi per condividere gli stessi argomenti studiati con libri di testo diversi. Cercare sempre nuovi strumenti per studiare una materia (es. Google Earth per geografia). Approcciarsi agli argomenti attraverso simulazioni o giochi che coinvolgano tutta la classe. Fare in modo che gli studenti cerchino soluzioni reali a problemi reali. Uscire con la classe fisicamente o virtualmente ogni volta che sia possibile.


Da "Teaching digital natives" di Marc Prensky

mercoledì 16 marzo 2011

BANDIERE


E' bella la bandiera tricolore,
e sboccia al sole come sboccia un fiore.
Ma le bandiere sono tutte belle, fatte per sventolare insieme come sorelle...
l'italiana, l'inglese, la francese, la russa, la cinese,
e quella di Maometto
mille più mille bandiere
a braccetto.

G.Rodari

(Dal quadernone di mio figlio, e sotto c'era il disegno della bandiera. )
I nativi digitali: mille bandiere a braccetto, tutti uguali e di colori diversi...


martedì 15 marzo 2011

INSEGNARE AD IMPARARE



Reuven Feuerstein ha dedicato la sua vita ad "insegnare ad imparare". Psicologo israeliano, ha fondato a Gerusalemme l’Icelp (International Centre for Enhancement of Learning Potential), dove applica le sue teorie su ragazzi e adulti con difficoltà cognitive. Gli è stato chiesto di spiegare in cosa consistesse la sua teoria della modificabilità cognitiva.
 Feuerstein:
“Significa che le strutture cognitive possono cambiare. Non solo il cervello influenza il comportamento, ma anche viceversa. Lo dicevo già nel 1945, ora è confermato dai nuovi test, che mostrano l’organo in attività in tempo reale. Le analisi evidenziano che i comportamenti nuovi si ripercuotono sul cervello; quelli consolidati, addirittura, producono mutamenti permanenti. Diversamente dalla scienza, che analizza un elemento isolandolo, l’educazione ha un approccio olistico: comprende gli aspetti cognitivi, affettivi, motivazionali, culturali.
Questo fa sì che le cose imparate siano generalizzabili, trascendano l’immediato, diventino riutilizzabili in un’occasione del tutto diversa. Non nego la componente biologica: siamo comunità di cellule. Ma non è tutto qui: basti pensare che abbiamo appena il doppio dei geni del moscerino della frutta... Ciò che ci diversifica è la cultura, l’apprendimento mediato e i bisogni che ognuno amplia di continuo”.

Quindi i comportamenti influenzano i processi cognitivi, l'intelligenza e i comportamenti reiterati ancora di più. Come possiamo allora pensare che il fatto che i nostri figli vivano interconnessi e attaccati a videogiochi e chat non influenzi il loro modo di vedere il mondo? E noi, in questo processo di cambiamento, dove saremo?

lunedì 14 marzo 2011

Intervista di Supermamma!

http://supermamma.mammacheblog.com/2011/02/26/intervista-a-maila-paone/

PARTNERING PEDAGOGY




Nel suo libro "Teaching digital natives" che ha avuto un grande successo negli Stati Uniti, Marc Prensky parla di partnering pedagogy, di come cioè, secondo lui, dovrebbero cambiare i ruoli nella didattica. In breve, eccoli:

"Rendere gli studenti più attivi ed eguali nel processo di apprendimento è un segno di rispetto, un rispetto che tutti gli studenti cercano. Ma quali sono, nello specifico, i ruoli in partnering?"
(di seguito non traduco, per non generare equivoci, ndr)

Student as researcer
Student as technology user and expert
Student as a thinker and sense maker
Student as a world changer
Student as self-teacher

Teacher as a coach and guide
Teacher as goal setter and questioner
Teacher as a learning designer
Abandoning total control for controlled activity
Teacher as context provider
Teacher as rigor provider and quality assurer

Certo, si sente un pò dell'ottimismo americano della filosofia yes we can  (student as world changer) ma che male c'è? Ne parleremo ancora.

venerdì 11 marzo 2011

PICCOLI CITTADINI DIGITALI CRESCONO...



Non mi interessa parlare di nuove tecnologie e di come sia cambiato l'accesso al sapere. Quello che mi appassiona è studiare come si sia trasformato il sapere stesso. Come scrive Paolo Ferri, questa innovazione sociale e tecnologica non viene fuori dai programmi ma dalle storie e dalle esperienze degli user, è un ambiente fatto di conversazioni e di confronti. Cosa sarebbe You Tube senza i milioni di iscritti e chi avrebbe potuto prevederne il successo o i contenuti? Oggi sta nascendo un nuovo spazio del sapere sociale, una nuova intelligenza collettiva e connettiva. E i nostri figli in questo flusso ci stanno crescendo, anzi non conoscono altro. Vivono sempre interconnessi e amano il confronto. Se l'albergo della città dove sono stati in gita è sporco lo scrivono dopo due minuti su trip advisor e qualcuno ne terrà conto. A me tutto questo sembra bello e non mi preoccupo troppo dei possibili effetti collaterali. Sono sicura che finché un pallone esisterà sulla faccia della terra la partitella a calcio manterrà sempre il suo insostituibile fascino magnetico. Non c'è Nintendo che tenga. Mi turba di più il pensiero che noi genitori non saremo in grado di formare onesti e responsabili cittadini digitali perchè continuiamo a confrontarci con loro solo sulle dinamiche esterne al web mentre la loro vita scorre dal reale al virtuale senza alcuna soluzione di continuità. Per esempio, se io fossi un docente di scuola media farei una lezione sulle linee guida di You Tube: http://www.youtube.com/t/community_guidelines?gl=IT&hl=it. Si parla molto infatti del pericolo che i nostri figli vedano video porno o violenti ma nessuno pensa che qualcuno di loro possa pubblicarli. E visto che ogni giorno in Italia vengono caricati 500.000 video, qualcuno poco rispettoso ci sarà...

mercoledì 9 marzo 2011

UN WIKI PER OGNI CLASSE



Lavagna e gessetto, corsivo e cornicette, poesie e date, per carità, tutto bene. Le gite, il teatro, la ricreazione. Fantastico. Ma quanto sarebbe bello se anche ogni classe avesse un wiki? Guardate il link:
http://www.wikispaces.com/content/for/teachers
Il wiki di cui parlo è un posto virtuale dedicato alla didattica dove tutti gli studenti  (in questo caso fino ai 12 anni) possono postare contenuti, foto e video relativi alle materie studiate. Una naturale estensione del corso. Una stanzetta, se si vuole, privata, senza intrusioni nè pubblicità. Un ambiente dove si impara divertendosi. Non bisognerebbe avere un computer per alunno, sarebbe irrealizzabile,  in questa Italia dove i genitori sono chiamati ogni anno a stuccare e a ridipingere le classi dei figli per sopperire alla mancanza cronica di fondi. Ne basterebbe uno per l'insegnante-anche in sala riunioni- per poter ogni tanto andare a verificare l'andamento della classe-community e ad inserire i contenuti. E ci si potrebbe confrontare con i bambini e con il programma delle altre classi in un clima di gioiosa condivisione...

"I have used countless technological tools -- but I have never found a tool so useful in the educational process." Vicki Davis, Westwood Schools

lunedì 7 marzo 2011

Teaching DIGITAL NATIVES


Marc Prensky è colui che per primo coniò il termine "nativi digitali" e in America è diventato una celebrità per le sue teorie di media education. Pubblicherò alcuni estratti del suo libro, Teaching Digital Natives, in cui parla della sua teoria di  "Partnering education". Io condivido in pieno, e voi?

There is an huge paradox for educators: the place where the biggest educational changes have come is not our schools; it is everywhere else but our school...(informal learning through peers, the Internet, Youtube, television, games, cell phones, and lots of emerging opportunities). After school, no onetells kids what to learn or do. They follow their interests and passions, often becoming quite experts in the process.
...What today's kids do have a short attention span for are our old ways of learning.

WHAT TODAY'S STUDENT WANT

They do not want to be lectured to
They want to be respected, to be trusted, and to have opinions valued and count
They want to follow their own interests and passions
They want to create, using the tools of their time
They want to work with their peers on group work and project
They want to make decisions and share control
They want to connect with their peers to express and share their opinion, in class and around the world
They want to cooperate and compete with each other
They want an education that is not relevant, but real

mercoledì 2 marzo 2011

NATIVI DIGITALI e i videogiochi didattici


In America c'è una scuola, la Quest Learn di New York, dove al posto dei libri di testo si usano videogiochi, alcuni creati ad hoc dagli studenti stessi.
Per raggiungere i tuoi obiettivi devi dimostrare di avere nozioni di varie materie, per esempio per costruire una piramide devi avere competenze di matematica, geografia e storia delle religioni. Per sconfiggere gli ateniesi, da spartano, devi saperne di storia, geografia, politica pubblica.

Vivessi nella Grande Mela forse non manderei i miei figli in quella scuola. Preferisco che ancora imparino ad apprezzare  la ruvidezza della carta sotto i polpastrelli.  Però sicuramente mi piacerebbe che giocassero con quei giochi. Ogni tanto vado nei grandi negozi di elettronica cercando giochi didattici per la Wii e la Nintendo. Sono ancora pochissimi, che peccato! Non è ancora passato il semplicissimo concetto che imparare può essere divertente, può essere un gioco. Ed è anche bello che un ragazzo possa realizzare un video utile per la scuola anche da solo. Sarebbe una  sfida coinvolgente per una classe: "creiamo insieme un videogioco sulla seconda guerra mondiale". Quanto ci scommettiamo che alla fine dell'anno sarebbe l'argomento più apprezzato?

La Yo Yo Games distribusce gratuitamente ai profani della programmazione un utilissimo tool "Game Maker" che  permette di realizzare videogiochi in maniera semplice ed intuitiva. Anche se è nato per i classici games, come pacman, o tetris, con un po' di fantasia si possono ottenere applicazioni didattiche molto utili. Aerei di carta un pò più evoluti...